mercoledì 16 settembre 2015

Camden Market e Pasta, un connubio stranamente perfetto.

E' la classica giornata piovosa londinese, dove nessuna danza antica o imprecazione che sia può far smettere a quel cielo grigio di far scendere ettolitri di acqua. A dire la verità è anche più di piovosa, c'è un vento fortissimo e gelato e la copiosità d'acqua è più pesante del solito. Insomma se vi trovate stesi a letto e siete indecisi su cosa fare, uscire di casa è sicuramente l'ultima delle opzioni che sceglierete.

Qualcosa però, e non so davvero dirvi che cosa, mi spinge a vestirmi ed uscire prima di iniziare il turno di lavoro. Mi dirigo a Camden con l'obiettivo di andare a trovare un amico che lavora in uno stand del Camden Market. Il tragitto si allunga perché devo obbligatoriamente fermarmi dentro la stazione di Camden: pioggia e vento erano davvero troppi per chiunque. Dopo un'attesa di 15 minuti riprendo la camminata e mi immergo nel fantastico mondo del Camden Market. Un'insieme meraviglioso di profumi, colori e tradizioni che si diffondono e si mescolano con un'unicità senza precedenti. E' andando in direzione dello stand del mio amico che mi imbatto in questa piccola casetta di legno, ricoperta di teloni di un giallo acceso e popolata da 3 ragazzi super attivi ed accoglienti. Non posso non fermarmi.

La bontà del cibo italiano lo apprezzate solamente stando in Inghilterra. Gli altri paesi europei, per lo meno, hanno dei piatti tipici o comunque qualcosa di andare fieri in cucina. Gli inglesi hanno tantissime cose da andare fieri ma tra queste non è compresa la cucina ed il mangiare. Questo sentimento patriottico che mi assale quando vedo un qualsiasi cosa che richiami il cibo italiano prevale anche questa volta. L'impatto è fortissimo: "Ciao grande come va?". Ecco, neanche questa volta sono riuscito a nascondere la mia italianità, ma non che mi dispiaccia. Il caldo del sugo e il calore che emetteva lo stand mi spingono ad attaccarmi al mini bancone. Scelgo in fretta il piatto (Lasagne al pomodoro, semplice ma sempre efficace) che comprende, per soli 8 sound, pasta con qualsiasi salsa, insalata fresca con mozzarella e pomodoro, bibita in omaggio. Il menù non è grandissimo il che è perfetto: scelta ristretta ma sicura, quello che ci vuole per un posto che non è un ristorante ma che farebbe invidia a molti dei ristoranti in giro per Londra. Tra una chiacchiera e l'altra con i ragazzi il mio piatto e pronto e mi siedo sulla panchina antistante a gustarmelo. Vento e pioggia passano in secondo piano: la bontà di un piatto così semplice si rischia davvero di perderla standoci a contatto tutti i giorni. Il piatto sembra piccolo ma è, a mia sorpresa, più che abbondante. Perfetto davvero.

Finito il pranzo mi incammino verso la strada che mi porta al lavoro, felicissimo di questa nuova scoperta. Davvero tutto perfetto: i ragazzi, il cibo, il modo in cui lo stand è impostato e quindi come è "arredato". C'è tutto per godersi, anche in una bruttissima giornata di pioggia, un buon pasto e tanta italianità. Ci tornerò, sicuramente, in una giornata di sole, ma anche tante altre volte. Really well done guys!

martedì 15 settembre 2015

Cafè Rio, un angolo di Amazzonia a Londra

Oltre che essere la capitale inglese, Londra rappresenta, da moltissimo tempo, la capitale del “mondo”, se cosi la vogliamo definire. Qualsiasi paese sulla faccia della terra ha un angolo anche di 2 metri per 3 in una qualsiasi parte di Londra. Tutti le nazioni sono rappresentate, con una mescolanza di popoli e di etnie senza eguali nel mondo. Mescolanze che a volte possono risultare pericolose ma che spesso, al contrario, presentano diverse sorprese. Ed è per me una sorpresa il Cafè che ho avuto la fortuna di visitare oggi pomeriggio.
E’ la classica giornata piovosa londinese, con quelle gocce talmente piccole e leggere che scendono irregolari perché spostate dal vento. Dopo diverse ore passate al Camden Market tra assaggi di un caffè etiope e carne peruviana, scelgo di concludere il pomeriggio in un posto un pò più tranquillo, lontano dalle code di traffico e dagli ammassi enormi di gente, così che dopo qualche minuto il mio pensiero torna a Warren Street, zona in cui ho lavorato per circa 2 mesi all’inizio di quest’anno e che mi ha dato la possibilità di esplorare e scoprire posti che altrimenti, vista la presenza di banche ed uffici e di poche attrazioni, non avrei mai visitato. Prendo così il 24 da Camden Town Station, mi fermo a Warren Street e dopo una camminata di circa 3/4 minuti mi ritrovo non su Tottenham Court Road (la strada principale) ma su Grafton Way, una parallela interna. Il bar è facilmente riconoscibile non tanto per il nome (Cafè Rio), che fa presagire di che popolo e di che nazione stiamo parlando, ma dalle sue decorazioni esterne: una serie di palme da vaso ben disposte lungo il perimetro, a proteggere i tavolini esterni, che ti immergono nella realtà in un piccolo snack bar ma ideologicamente all’interno di una minuscola foresta amazzonica. Superata la maestosità delle piante, si entra in questo minuscolo esercizio gestito, ovviamente, da dei ragazzi e delle ragazze brasiliani. La cameriera che trovo è gentilissima e molto disponibile. Parla un inglese perfetto ma con il tipico accento sudamericano. Un posto veramente a grandezza uomo: tutto pieno ha 14 coperti all’interno e 6 piccoli tavoli circolari all’esterno che, in giornate come quella che ho trovato io, non sembrano risultare la scelta migliore. L’arredamento è ovviamente collegato all’esterno con i vini ben disposti a muro su di un rombo composto da piccoli quadrati in legno. Altre piante e la giusta scelta di tavolini e panche in legno creano un contorno totalmente sudamericano, nonostante ci troviamo in una zona di businessman e di grandi aziende. Il menù ovviamente ha le sue specialità brasiliane ma per il resto è totalmente uguale a quello di altri esercizi simili con le insalate, i panini, i primi piatti, gli alcolici, i vini e chi pi ne ha più ne metta.


Io opto per un te caldo ed un panino con prosciutto, rucola e formaggio. Devo dire che per essere stato, in quel momento, l’unico cliente, aspettare più di 10 minuti il panino mi ha un pò stranito (al contrario della velocità con qui è arrivato il drink) ma sono rimasto impresso dalla bontà di quel semplice snack. La musica di sottofondo, ovviamente brasiliana, faceva da contorno ad un ambiente davvero rilassante, con le candele ai tavoli che danno sempre quel tocco di eleganza in più. Proprio quello che cercavo, un angolo per poter rilassarmi e staccarmi un attimo dalla freneticità della città, nonostante una delle strade più trafficate si trovasse a meno di 100 metri. Nonostante il mio pasto dopo qualche minuto sia finito, mi fermo per circa 20 minuti seduto li, a guardare all’esterno, con queste palme che ti offuscano la vista ma che, ancora di più, ti fanno sentire in un angolo di mondo differente da quello inglese. Ad una certa mi alzo, pago e saluto, ricevendo una sorriso a 32 denti ed un caloroso arrivederci dalla barista. Eh si, era proprio un arrivederci. Una conferma a quello che quel posto mi aveva sempre fatto trasparire nonostante non avessi mai avuto la possibilità di entrarci. Un cliente guadagnato ed un ritorno assicurato, almeno per me! 

domenica 14 giugno 2015

Chalk Farm Bridge, il ponte della discordia.

Il nome magari potrà risuonare strano ma il “Ponte della discordia” come l’ho voluto chiamare è davvero un ponte particolare. Chalk Farm Bridge è il nome reale ma è un nome che secondo me rende poco quello che rappresenta. Consideriamo semplicemente un tratto di Regent’s Park Road, una laterale di Adelaide Road, la strada che va da Camden Town a Chalk Farm. Si, proprio quella strada con tutti i negozi strani, con aerei o scarpe giganteschi attaccati in verticale sui muri delle case, quella di Camden Market e di Camden Lock, del Bar Fly e di tantissimi altri posti che sicuramente, volontariamente o no, tutti avete visto. Circa 100 metri prima della stazione della metro di Chalk Farm a sinistra inizia, in salita, Regent’s Park Road. A quel bivio fermatevi un attimo e giratevi: i profumi, le attività, il rumore, i colori, i bar ed i negozi strani, le feste ed i concerti live. Tutto questo non ci sarà più. Nel giro di un centinaio di metri, finita la salita, si passa il famoso ponte e si finisce in un’altra Londra.

Una Londra molto più british e tranquilla, una Londra più ricca e benestante, una Londra che sa di avere tutto ma non fa rumore e non lo sbandiera ai quattro venti. Subito sulla sinistra un pub imperioso dove però gli unici rumori che sentite la sera sono un brusio di voci bassissimo e i bicchieri di birra che vengono appoggiati sui tavoli. Tenendo la destra però e rimanendo su Regent’s Park Road ci infiliamo in una serie di negozi, negoziati e ristorantini che sembrano non finire mai ma che creano un’atmosfera unica.

Non è che questa cosa sia fondamentale per sopravvivere nella caotica capitale inglese però sapere di avere un angolo di mondo a qualche km da casa è sicuramente confortante. Dopo ristoranti larghi 2x3 e negozi di vestiti del medioevo e qualche fiorista sbuchiamo in una delle entrate di Primrose Hill, la famosa collina dalla quale si vede il panorama di tutta Londra. Qui potremmo raccontarne ancora tante, ma c’è tempo. Se vi capita tra un giorno off e l’altro provate a passare su quel ponte che divide lo stesso quartiere in due parti completamente opposte. Sembra quasi fatto apposta, e magari lo è, non lo sapremo mai. Sta di fatto che finché non lo passate non capirete mai di che Londra fate parte: quella sempre di corsa, super attiva ed in continuo movimento tra una festa ed un concerto live o della Londra tranquilla e rilassante che si nasconde sotto la collina di uno degli spazi verdi più suggestivi della capitale? A voi l’ardua sentenza… 


venerdì 12 giugno 2015

La città delle opportunità, in tutti i sensi.

"Quando un uomo è stanco di Londra è stanco della vita, perché a Londra si trova tutto ciò che la vita può offrire".

Samuel Johnson, 300 anni fa, sicuramente non poteva immaginare che la sua frase, magari detta in un momento di delirio quotidiano, sarebbe diventata un'icona dei giorni nostri. La cosa curiosa è come, nel corso dei secoli, questa città sia rimasta un punto di riferimento per le varie generazioni. A Londra, ragazzi, c'è veramente tutto. Qualsiasi cosa voi possiate pensare, immaginare, creare Londra ce l'ha già. In zona 1 o in zona 9, qui c'è veramente tutto. Eccetto il mare, le spiagge, il bel tempo e 5 minuti per rilassarsi c'è tutto. Povertà e ricchezza mischiate come se non ci fosse un domani. Locali e pub di qualsiasi tipo, generazione ed etnia. Supermercati, off license e discount a prezzi inimmaginabili. Locali dove paghi il tempo che ci passi dentro e non il cibo che ti divori, i locali con l'espresso a 3 pound e quelli con l'espresso a 90 centesimi. In questa città c'è tutto. Asia, Oceania, America, Europa, Africa. Tutti i continenti mischiati in qualche centinaio di km.

Ci sono delle eccezioni però e non possiamo far finta di nulla. Perché non è possibile che quando esci di casa in tuta, con la felpa e con 25 gradi all'ombra ti ritrovi nel giro di 20 minuti a battere i denti mentre il vento di pervade anche gli ossi ancora sconosciuti alla scienza. E' un fatto che magari agli inglesi può andar bene ma chi il caldo almeno una volta nella vita lo ha vissuto è una cosa che fa innervosire e non poco. Ovviamente vale l'effetto contrario: esci con il diluvio universale degno del miglior Zeus e dopo 1 ora sei in maniche corte con cappelli, sciarpe, felpe e giubbotti incastrati tra braccia e zaino. Allo stesso tempo il relax del mare (che può piacere o no per carità ma questa è infatti un'opinione personale). Loro ci hanno provato. A Camden la spiaggia artificiale l'anno creata ma è senza mare! Una spiaggia senza mare è come andare a puttane con il bancomat, impossibile da immaginare!

In fondo a tutto questo la tranquillità. Gli inglesi corrono, corrono e corrono. Ogni mattina un'inglese si sveglia e sa che dovrà correre più di un connazionale per essere fiero di essere inglese. Questa è la loro mentalità. Tutto una corsa e un tira e molla e davvero tutto fatto in grande. Per andare al supermercato, almeno che non ci abiti sopra, devi vestirti, scendere 2 piani, fare un km ad andare e uno a tornare per prendere un sapone. E certe volte, quando hai un giorno off soltanto non hai neanche la minima voglia di alzare le coperte, figuriamoci a fare 2 km per un sapone.

A parte questo, va tutto splendidamente. Il primo post del blog non potevo non farlo un po' così, tra il serio e l'ironico, come saranno un po' tutti i post. Ah.. se non mi sentite per tanto, probabilmente sono andato a prendere il sapone.